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venerdì 25 novembre 2011

I PRINCIPALI NEMICI DELLE NOSTRE PIANTE (parte 3)

COCCINIGLIE

Le cocciniglie sono dei rincoti, come gli afidi; questi insetti perforano la lamina fogliare o dei fusti giovani e si nutrono della linfa in essi contentuta, ricca di zuccheri. I parassiti denominati volgarmente come cocciniglia sono molti, alcune decine, di dimensioni varie, dai pochi millimetri, al mezzo centimetro o più. In genere colonizzano in gran numero le parti giovani delle piante, i germogli e le foglie; esistono anche specie che infestano le radici, causando grave danno alle piante.
Le cocciniglie sono facilmente riconoscibili dagli altri insetti perchè tendono a ricoprirsi di sostanze cerose di protezione, costituendo un cappuccio a forma di piccolo scudo, rigido o gommoso a seconda delle specie. Tra le cocciniglie più diffuse ricordiamo Iceria, Saissetia (con scudetto esterno rigido, spesso di colore scuro), Ceroplastes (con forme adulte ricoperte da uno scudetto ceroso), Chloropulvinaria (o cocciniglia fioccosa), Pseudococcus e planococcus (cocciniglia farinosa).
Le cocciniglie si diffondono sulle conifere, sulle succulente in genere, su molte piante ornamentali, sulla vite e sugli agrumi; si sviluppano al meglio nelle fessure, negli anfratti e nei luoghi della chioma poco esposti alla luce, prediligono le piante che ricevono regolarmente concimi ad alto tenore di azoto, in luoghi con scarsa umidità e con scarsa ventilazione.

Nel caso di infezione purtroppo frequenti nelle piante d'appartamento, si sconsiglia la lotta chimica in quanto spesso gli insetticidi da utilizzare sono velenosi per l'uomo ed inoltre perchè possono essere tenuti sotto controllo armandosi di un po' di pazienza, un batuffolo di cotone e dell'alcool. Imbevete di alcool il batuffolo di cotone e ad uno ad uno eliminateli, vengono via facilmente. La pianta va tenuto sotto controllo e devono essere eliminati ogni qualvolta si ripresentano.

Nel caso di infestazioni nei giardini o in pieno campo, occorre intervenire chimicamente. I trattamenti vanno eseguiti sui soggetti giovani in quanto gli adulti sono per lo più invulnerabili in quanto protetti dai loro scudetti.

In ogni caso i principi attivi possono essere diversi a seconda della specie contro la quale si vuole intervenire e più o meno specifici. Infatti è fondamentale individuare esattamente la specie contro la quale si vuole intervenire ed agire in base sia ai fattori climatici ed allo stadio di sviluppo della pianta. 

mercoledì 23 novembre 2011

I PRINCIPALI NEMICI DELLE NOSTRE PIANTE (parte 2)

AFIDI

Gli afidi sono insetti conosciuti come "pidocchi delle piante" che infestano quasi tutte le piante ornamentali, sia da interno che da esterno, oltre che le colture di interesse agrario.
Hanno un apparato boccale perforante-succhiatore con il quale si nutrono della linfa delle piante; contemporaneamente immettono nei tessuti vegetali due tipi di saliva: una che contiene sostanze coagulanti che isolano gli stiletti boccali dai vegetali e l'altra, ricca di enzimi, tra i quali c'è un ormone che stimola la crescita dei tessuti verdi, inducendo così la formazione di iperplasie (galle e pseudogalle) che servono a proteggere le colonie e a fornire nutrimento.
I fattori climatici che possono contenere le popolazioni di afidi sono la pioggia, il vento forte e le basse temperature. Sono infatti favorite dal caldo e da un ambiente secco.
Gli afidi oltre a provocare danni diretti con la sottrazione della linfa e con l'emissione di saliva che provoca alterazioni fisiologiche, producono gravi danni indiretti in quanto sono capaci di trasmettere moltissimi virus nutrendosi di piante infette prima e passando poi a quelle sane.
Se rilevate un attacco nelle vostre piante di casa, si può intervenire con aficidi specifici a base di Piretrine, Piretro naturale, Imidacloprid, Acetamiprid, Pirimicarb e diversi altri che trovate nei centri specializzati seguendo scrupolosamente le indicazioni riportate nella confezione dell'antiparassitario e tenendo comunque sempre presente che si tratta di prodotti tossici per cui occorre prendere le necessarie precauzioni soprattutto nei confronti di animali e bambini.

domenica 20 novembre 2011

I PRINCIPALI NEMICI DELLE NOSTRE PIANTE (parte 1)

ACARI

Appartengono alla classe degli "Aracnidi" e pertanto non sono degli insetti (che al contrario appartengono alla classe degli "Insetti" e sono provvisti di soli tre paia di zampe allo stato adulto), come erroneamente si pensa.
Molte specie di Acari sono parassiti di animali (come ad esempio l'Acaro della scabbia) e di vegetali, che pungono con le appendici boccali, dette CHELICERI che unendosi e allungandosi formano un vero e proprio stiletto, svuotando poi le cellule del loro contenuto.
Come conseguenza si formano soprattutto sulle foglie e sulle gemme, delle malformazioni e delle galle, nonchè ingrossamenti anomali dei peli provocati da sostanze emesse dall'acaro.
I cicli e le popolazioni di acari sono fortemente influenzate dai fattori climatici: sono favoriti dalle alte temperature; umidità relativa intorno al 60% (umidità più alta per diversi giorni deprime le popolazioni per la morte nel periodo della muta, rallentamento nell'ovideposizione e minore longevità); durante la stagione estiva sono fototropici positivi mentre durante l'inverno sono fototropici negativi (le femmine svernanti).
I sintomi più evidenti del loro attacco sono costituiti da clorosi e avvizzimento delle foglie; alcuni di essi, i Tetranichidi o "ragnetti", producono una tela biancastra che forma una massa farinosa o fioccosa come protezione delle uova, in genere sulla pagina inferiore delle foglie. 
I fitofarmaci utilizzati nella lotta contro gli acari dannosi, detti appunto ACARICIDI, possono agire per contatto, per ingestione, per asfissia. Esistono anche formulati efficaci contro le uova. E' importante intervenire prima possibile, quando l'infestazione è ancora limitata.

martedì 15 novembre 2011

Dipladenia - Mandevilla splendens

Sono rampicanti sempreverde questa pianta si coltiva in vasi appesi, oppure come rampicante, aiutata da graticci o tutori. Le foglie sono ovali, scure, lucide, spesse, leggermente pubescenti sulla pagina inferiore; in primavera e in estate produce una cascata di grandi fiori a trombetta, riuniti in racemi, delicatamente profumati, rossi, rosa o bianchi, con la gola giallo limone. Nei luoghi con inverni miti possono essere coltivate anche in piena terra in giardino, oppure possono essere trattate anche come piante da giardino annuali. Si consiglia di potare leggermente i rami all'inizio della primavera o in autunno, per evitare che la pianta lignifichi troppo nella parte inferiore, perdendo le foglie.Gradisce posizioni molto luminose, anche soleggiate, ma cresce bene anche a mezz'ombra. Se posta in luogo completamente ombreggiato produce pochi fiori e molte foglie. Teme il gelo.

venerdì 11 novembre 2011

Alcuni consigli per mantenere un buon prato:


- Concimare ogni anno, ma senza superare le dosi consigliate;
- Rasare spesso, ma non troppo basso;
- Areare il terreno con l'apposito attrezzo a punteruoli o a lame (è una operazione faticosa, ma molto utile);
- Combattere il muschio con un prodotto specifico che farà anche da concime chimico;
- Usare erba resistente anche se un po' grossolana e non la superfine da green che però non sopporta il minimo

martedì 8 novembre 2011

Ciclamino

Genere che conta circa venti specie di erbacee perenni, che sviluppano larghi tuberi tondeggianti, originarie dell'area mediterranea; sono diffuse in gran parte del globo terrestre come piante da appartamento e da giardino, ideali per le aiole ombreggiate. I tuberi si interrano ad una profondità pari al loro raggio. Le foglie sono tondeggianti, leggermente carnose, portate da un lungo picciolo; sono di colore verde scuro, spesso segnate da una vistosa zonatura di colore verde-argenteo. I fiori appaiono in gruppo, al centro delle foglie, da cui si elevano di alcuni centimetri; sono di colore vario, nelle tonalità del rosa e del rosso, con varietà anche a due colori. Hanno petali rivolti verso l'alto, che donano ai fiori di ciclamino una forma particolare ed inconfondibile. La fioritura dei ciclamini dura alcune settimane, da settembre fino alla primavera.
Alcuni accorgimenti sono necessari per ottenere migliori risultati e per evitare insuccessi. In primo luogo questa specie è sensibilissima ad attacchi parassitari, in particolare di Fusarium e di Botritis; entrambi i parassiti, presenti nel terreno, perdono virulenza quando la temperatura si avvicina ai 10 gradi. I ciclamini quindi debbono essere impiegati solo dopo i primi freddi (prima quindicina di novembre circa) altrimenti si potrebbero avere spiacevoli insuccessi. È comunque scontato che le piante da utilizzare devono essere prive di attacchi parassitari e già ben sviluppate e ricche di fiori e bocci. L'attività vitale della piante è assai limitata dalle basse temperature ed è quindi necessario partire con una scorta sicura di fiori. Oltre al classico color rosa ciclamino più o meno sfumato si trovano, oggi, in commercio piante bianche, rosse e viola. È meglio evitare la pessima abitudine di mescolare a caso i vari colori, poiché il risultato estetico sarebbe scadente; meglio, invece, avvicinare due sfumature di colore ponendo le tonalità chiare all'interno e quelle scure in periferia. Da non scartare è anche l'utilizzo, sempre all'esterno, di piante poste in ciotole o contenitori. Il contenitore, se giustamente scelto, esalta infatti le piante valorizzandone l'aspetto. L'utilizzo in contenitore permette anche l'eventuale ricovero delle piante in serra fredda, tettoia o simile nei momenti in cui si il clima si presenta più rigido tanto da far temere gelate o neve. Un'ultima attenzione riguarda l'apporto irriguo. La carenza idrica è disastrosa per il ciclamino: quando manca l'acqua la pianta appassisce e le foglie ed i fiori perdono consistenza. Anche se la ripresa è rapida si deve evitare la possibilità di crisi idrica. Quindi anche in inverno ed in particolare durante le giornate fredde in cui soffia vento secco di tramontana è necessario irrigare le piante ma non bagnare i fiori.

venerdì 4 novembre 2011

Passiflora incarnata

Passiflora incarnata è un’interessante alternativa alla comune Passiflora caerulea, l’unica specie di questo affollato e fantasioso genere che viene normalmente coltivata da noi.
Dotata di eccezionale rusticità, possiede una fioritura elegante ed insolita, è di facilissima coltivazione ed ha vivacità quasi esplosiva nella crescita e nel portamento. È una delle passiflore più importanti e conosciute negli Stati Uniti, mentre da noi non è ancora ben introdotta, ‘relegata’ com’è presso le aziende che coltivano piante medicinali, per i suoi principi attivi sedativi, utili a curare ansia, insonnia e nervosismo.
I suoi numerosi fiori, grandi e di colore rosa sono caratterizzati da una vistosa corona arricciata che le conferisce una straordinaria bellezza.
È inoltre profumata, i suoi frutti sono commestibili ed il fogliame è verde intenso, fitto e impenetrabile.
Consiglio questo raro e bellissimo rampicante a tutti coloro che hanno una recinzione da coprire o un angolo qualsiasi che si vuole fiorito da maggio ad ottobre.

Caratteristiche botaniche
La famiglia delle Passifloraceae è ricca di centinaia di specie. Il genere Passiflora è il più vasto, poiché ne sono ascritte circa 500, per la maggior parte di origine sud americana. La variabilità all’interno di esse è grandissima, tant’è che il genere è suddiviso in 21 sottogeneri con ulteriori complesse suddivisioni. Anche sotto l’aspetto estetico vi sono grandi differenze, tali da accontentare tutti i gusti: moltissime passiflore hanno fiori splendidi, altre, foglie particolarmente originali e curiose oppure frutti decorativi e di buon sapore.
P. incarnata è forse la specie che vive più a nord, insieme a P. lutea, poiché appartiene alla flora degli Stati Uniti. Per questa ragione è rusticissima.
Il suo portamento è rampicante, tipico del genere Passiflora. Si comporta da pianta erbacea e in tal modo è definita dai botanici, giacché d’inverno perde tutta la parte aerea.
L’apparato radicale rimane quiescente fino a primavera, quando emette nuovi polloni ovunque, diventando, a volte, invadente.
I fiori, del diametro di circa 9 cm, possiedono la tipica struttura delle passiflore: la corona di filamenti che arricchisce vivacizza la corolla. I colori dominanti sono il lilla, il rosa, il bianco e il malva intenso. La denominazione (epiteto specifico) di “incarnata” fa riferimento infatti a queste delicate tinte.
Le grandi foglie trilobate sono di colore verde intenso, lucide e brillanti. Sul loro picciolo vi sono coppie di ghiandole, dalla funzione misteriosa, secernenti un liquido zuccherino utile, sembra, per attirare le formiche: un espediente forse per avere chi le protegga dai parassiti.
La crescita è rapida e ad ogni nodo del fusto crescono i boccioli che si apriranno in successione continua.
Vi è anche una varietà bianca, molto elegante: P. incarnata ‘Alba’. La corolla e la corona sono di un bianco purissimo.
I frutti ovoidali, di circa 4-5 cm di lunghezza, sono piacevolmente profumati, dolci ed aciduli insieme.

La coltivazione
E’ semplice e sicuro ottenere la P. incarnata da seme, metodo che consiglio, poiché la pianta non è facile da trovare presso i vivaisti. Anche da semina cresce rapidissima e non aspetta molto ad andare in fioritura. Se si conosce qualcuno che già ne possiede una, si possono preparare talee o, meglio, estrarre dal terreno polloni con porzioni di radici. Non richiede cure particolari se non una certa attenzione per dirigerne i tralci qualora invadessero spazi non opportuni.
Prospera meglio in terreno povero, sassoso, soprattutto ben drenato. Possiede infatti radici carnose che scorrono in orizzontale e a breve profondità. Ristagni di acqua, specialmente d’inverno, sono da evitare. Non sono necessarie potature, perché nei mesi freddi la parte aerea secca e può essere ripulita fino a livello del terreno. E’ una pianta priva di malattie e, a differenza di altre specie di passiflore, è resistente ai nematodi. Si può quindi definire di facilissima coltivazione.